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E.M.: "O
di diverso le lanterne dalle formelle?"
A.C.: "Si
tratta un po' di riscoprire la nostra capacità di guardare e stupirci. E' il
desiderio di essere voyauer, è un microcosmo di emozioni, è il piacere di
concedersi un attimo di sogno, quasi che il tempo si sia fermato per un
istante e ci conceda la possibilità di sognare, di stupirci di nuovo di
fronte a piccole immagini di piccoli mondi a cui apparteniamo o vorremo
appartenere".
E.M.:
"Cosa ci dici, invece, dei tuoi nuovi lavori, i cassoni, che hanno
proporzioni?"
A.C.:
"Sento di aver bisogno di più spazio per poter far vivere le mie creature,
anche se sono uno scultore che ama le piccole dimensioni. I cassoni
sono più grandi rispetto alle formelle, ma la vita che si racconta al loro
interno si svolge sempre nelle piccole dimensioni; i luoghi grandi e
sconfinati non mi appartengono o, meglio, non sento di appartenervi. E' una
questione di orizzonti, quelli in cui vivo, lavoro e sento".
Elisa Mezzetti
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